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Corriere della Sera: Fiat verso il 20% del capitale

Fiat stringe la presa su Rcs. Nella giornata odierna il Lingotto ha acquistato sul mercato ulteriori 10,7 milioni di diritti di opzione, che le consentiranno di salire – al termine dell’aumento di capitale e a patto che venga sottoscritto interamente – al 20,135% della società editoriale. Se tutto andrà secondo le previsioni – i diritti danno la facoltà all’acquisto di azioni ordinarie e non l’obbligo – l’azienda automobilistica diventerà il primo azionista di Rcs (alla vigilia dell’aumento era terza con il 10,29% del capitale) con un netto distacco rispetto a tutti gli altri, mettendo in un angolo Diego Della Valle, che da oltre un anno non lesina attacchi a John Elkann e al sistema bancario da sempre vicino al gruppo torinese.
La notizia ha colto di sorpresa il mercato, considerato che sinora Fiat aveva sì dichiarato di voler crescere nell’azionariato di via Rizzoli, ma fino a un massimo del 13,29%. Considerato che molti vecchi azionisti – come Giuseppe Rotelli, Generali e la famiglia Benetton – si sono sfilati dall’aumento di capitale, l’attenzione degli addetti ai lavori era tutta concentrata sulle mosse di Mr. Tod’s, uno dei pochi imprenditori italiani ad avere ampie disponibilità liquide in questo momento, e da sempre attento a quanto avviene intorno al Corriere della Sera.
Nei giorni scorsi Rotelli (titolare del 16,6% alla vigilia dell’aumento) ha cominciato a cedere i diritti sul mercato, provocando un crollo delle quotazioni. A quel punto Della Valle avrebbe potuto affondare il colpo, ma ha preferito temporeggiare, fedele alla linea seguita nelle scorse settimane: disponibilità a mettere denaro fresco sul piatto, ma a patto di poter contare davvero nel futuro della società editoriale. Secondo rumors di mercato, le garanzie richieste passavano in primo luogo per la revisione del management, a cominciare dall’amministratore delegato Pietro Scott Jovane, ex-numero uno di Microsoft Italia, giunto sullo scranno più alto di Rcs proprio su indicazione di Elkann.
Sta di fatto che questo temporeggiare alla fine probabilmente risulterà fatale all’imprenditore marchigiano. Il presidente di Fiat, infatti, ha affondato il colpo confermando di voler giocare un ruolo da king-maker nel futuro del gruppo editoriale milanese, storica stanza di compensazione tra poteri forti (o presunti tali). Non si tratta di ereditare la “golden share morale” che veniva attribuita al nonno Gianni Agnelli quando si trattava di decidere di direttori e altre cose rilevanti per il Corriere della Sera, ma di cambiare volto a una società che ha l’urgenza di abbattere i costi e cercare nuove fonti di ricavo.
Se l’operazione andrà in porto, tornerà d’attualità l’ipotesi di fusione tra lo stesso Corriere e La Stampa, quotidiano di casa Fiat. Un’ipotesi avversata senza mezzi termini da un altro peso massimo come Giovanni Bazoli, numero uno di Banca Intesa (grande azionista e creditore di Rcs), che ha provato a coagulare intorno a sé altri soci importanti come Pirelli, Lucchini, Merloni e i Pesenti, tutti in realtà maggiormente interessati a preservare il proprio core business piuttosto che a mettere soldi fresche (anche alla luce delle passate minusvalenze) nell’avventura editoriale. Proprio per questo lo stesso Bazoli si sarebbe attivato nei giorni scorsi nel ruolo di pontiere tra Elkann e Della Valle (con il quale i rapporti si sono normalizzati dopo mesi di tensioni), con l’obiettivo di arrivare una lista di priorità per il rilancio di Rcs, che tenga conto delle osservazioni avanzate da Della Valle, ma senza sconfessare del tutto il piano messo a punto da Jovane. Ma probabilmente anche lui ha temporeggiato troppo.